Mare Nostrum

Il mare morente?

Il Mediterraneo, il mare interno più grande del mondo con circa 2,5 milioni di km2: il più sporco del mondo, per gli idrocarburi scaricati dalle industrie chimiche situate lungo le sue coste, la pesca eccessiva, le tecniche di pesca distruttive, l’eccessiva urbanizzazione della fascia litoranea, l’inquinamento e il surriscaldamento globale. Si stima che ogni anno nel Mediterraneo vengano riversati tra le 400.000 e le 500.000 tonnellate di petrolio e residui oleosi e la spazzatura galleggiante (come bottiglie o buste di plastica) costituisce un altro punto nero dell’inquinamento e, nonostante non sia normale in Spagna trovare isole di spazzatura galleggianti, nelle zone vicine allo stretto esistono aree ad alta densità di plastica; l’80 % dei rifiuti in mare è di plastica. Qui il contaminante si diluisce, si disperde e l’impatto sui suoi organismi è a lungo termine: la fauna muore poco a poco.

Afferma Greenpeace,che sulle coste spagnole, ci sono circa 30 pezzi per mq di rifiuti galleggianti, in prossimità del litorale. In mare aperto la densità di spazzatura galleggiante si abbassa fino a 35 pezzi per kmq. Ma il peggio sta sul fondo: in media nei fondali mediterranei si contano 1.935 pezzi per kmq; densità più alta di tutti i fondali oceanici del pianeta. C’è poi l’inquinamento fluido, o liquido: fino a 10 gr di idrocarburi per Lt. Per quanto piccolo, il Mediterraneo è però un mare molto frequentato: un terzo della navigazione mercantile mondiale lo attraversa, e circa il 20% del traffico petrolifero; in media ogni anno 12.000 navi solcano queste acque. Tanto traffico è di sicuro una fonte di inquinamento, ma non la prima: la gran parte della contaminazione presente nelle acque del Mediterraneo viene dalla terraferma, e questo è un dato che fa riflettere. Nel bacino mediterranea sboccano 69 fiumi, che portano ogni anno 283 km3 d’acqua: questi fiumi, e i sistemi di drenaggio pluviale, sono la fonte più diretta di contaminazione marina perché vi trasportano ogni sorta di reflui (solidi e liquidi) dalle zone urbane e industriali dell’interno. Spagna, Italia e Francia insieme generano il 60% dell’inquinamento che affluisce al Mediterraneo. Sulle coste mediterranee vivono circa 150 milioni di persone a cui si aggiungono circa 200 milioni di visitatori annuali: scarichi urbani e turismo costiero sono l’altra grande fonte di inquinamento. La contaminazione liquida non è meno preoccupante. Tutto questo si riflette in primo luogo sulla fauna marina: si pensi che il 20% delle tartarughe marine nel Mediterraneo centrale, una specie molto studiata, mostra contaminazione da idrocarburi. Preoccupante anche la contaminazione da mercurio di molte specie di pesce che finiscono sulle tavole degli umani.

Scenari plausibili per la salvaguardia del Mediterraneo:

  • ·macroscopicamente: moltiplicazione degli impianti di depurazione, controllo sullo stato delle imbarcazioni, lavoro educativo (la prima cosa è sapere che ogni cosa che usiamo sulla terraferma va a finire in mare, e che il problema fa affrontato all’inizio della catena dell’inquinamento, non alla fine)
  • ·microscopicamente: nascita di movimenti privati atti alla gestione e salvaguardia del patrimonio naturalistico.

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